Se c’è qualcosa che abbiamo imparato tutti, ma proprio tutti in questi maledetti 20 mesi, è che abbiamo bisogno di fare squadra. Che non c’è futuro in un mondo sempre più basato sulla globalizzazione. Ed è assolutamente fuori luogo -oltre che inutile- pensare che da soli si cammini meglio.
Forse tutto questo doveva servire a cancellare individualismo e protagonismo sterile… forse dovevamo tutti avere del tempo per focalizzare quanto individualista ed esasperata era diventata la vita negli ultimi tempi pre covid… tante palline impazzite lanciate a velocità stratosferica verso obiettivi sempre più complessi, sempre più difficili da realizzare. E, sempre più sfocata, l’importanza del quotidiano, del rispetto, l’attenzione verso gli altri, il sorriso di chi avevamo di fianco…
20 mesi di tempo dilatato, lungo, infinito. 20 mesi dove ogni attesa è diventata infinita, dove se non si è appresa l’arte della pazienza, si è rischiato di impazzire… 20 mesi per guardarci dentro, e poi intorno, e capire davvero dove si voleva andare, ma soprattutto quali erano le cose davvero determinanti da conseguire.
Personalmente mi sono ritrovata in un vortice in cui il mio lavoro, i miei valori, i miei sogni si sono fusi in uno strano disegno impensabile prima… è stato come prendere coscienza all’improvviso di quanto vuoto vi fosse intorno a me come imprenditore, di quanto ognuno di noi, io, i miei colleghi, fossimo cellule singole con il vizio di coltivare il proprio giardino senza alzare mai la testa, senza accorgerci che tutto, intorno a noi, si andava allontanando e sfocando.
Mi hanno accusato di aver fatto nascere Maavi per protagonismo, per lustro personale… e mai concetto fu più sbagliato. Io non so perché sia nata davvero Maavi. Ma una cosa la so per certo: è nata per condividere il dolore e la paura di perdere la mia vita professionale. È nata per l’innato bisogno che ho sempre avuto di aiutare chi è in difficoltà. E forse nel farlo è un modo contorto di aiutare anche me stessa.
Se per aiutare noi stessi, alla fine produciamo idee per la comunità..bhe allora spero accada spesso, e accada a tanti. Perché in fondo solo dall’unione di teste, sogni e speranze sono nate le iniziative che hanno portato il vero progresso.
Maavi è esattamente questo: una serie di fortunati incontri tra persone per bene. Tra colleghi pieni di passione e di intenti comuni. Tra gente che tra piangere nell’angolo e scendere in piazza, non ha esitato un attimo a scendere in piazza, a testa alta, senza risparmiare nulla.
E, in quelle piazze, siamo diventati tanti, ogni volta di più. E ci siamo guardati in faccia e abbiamo trovato uno negli occhi degli altri, quella forza di andare avanti, di continuare a lottare per u diritti sacri, quello al lavoro, quello alla dignità, quello di sognare.
Maavi oggi è assolutamente condividere un cammino, progetti, speranze. E come tale voglio continui . Con qualcosa che sia il frutto di una squadra grandissima. Sbagliando nel percorso qualcosa, facendo cose giuste, a volte facendo anche miracoli. Ma tutto, proprio tutto, frutto di unione. Di quello che abbiamo davvero fatto nostro: da soli si muore. E, il cammino del futuro deve essere quello che va in una unica direzione: condivisione, gruppo, sostegno. Di fatto un concetto semplice: insieme si cresce….