
Scrivo ancora in preda a residuo di fuso orario, per raccontare di un viaggio che, aldilà delle difficoltà incontrate, sarà comunque un protagonista assoluto dei miei ricordi di viaggio più importanti… Una terra di contrasti assoluti, armonia e magia, disorganizzazione e mancanza di comunicazione. Un luogo dove la bellezza vince a mani basse, e riesce nel ricordo a cancellare i difetti oggettivi di una carenza di capacità risolutiva che caratterizza la sua gente.







17 aprile volo Lufthanza via Francoforte e, arrivo in un 18 aprile pieno di sole a Tokyo, con una full immersion immediata in un mondo che sembra uscito apparentemente dal domani. Tokyo è decisamente una delle metropoli apparentemente più futuristiche e tecnologiche del mondo. Grattacieli architettonicamente affascinanti, suoni e luci, manga, monorotaia avveniristica e rete di trasporti infinitamente complessa e completa.



Esordiamo da Akihabara, con un the in un Maid Cafe dove ci rendiamo subito conto che siamo in un mondo diversissimo, e a tratti davvero per noi incomprensibile… qui la gente gira vestita da Pikachu, ha la cresta arancione e mangia riso compresso con l’amica vestita in kimono tradizionale. Tutto insieme. Tutto senza regole apparenti, ma di fatto tutto assolutamente regolamentato in modo cosi ossessivo da non fargli mai ricordare che le regole possono essere anche rotte e forse è anche quello il fascino dell’umanità…





Ci ritroviamo a salutare Hachiko, la statua del mitico Akita inu star del cinema alle 18 a Shibuya, l’incrocio dove chiunque, anche chi come me ha davvero girato il mondo, si sente un minucolo puntino in una marea pressoché infinita di esseri umani che girano impazziti per la strada sotto luci stroboscopiche e pubblicità immense. Un effetto da provare, perché oggettivamente unico al mondo. È stata una full immersion immediata il primo giorno. Un immediato tutto in un Paese dove tutto sembra correre a suo ritmo, e dove a nessuno interessa farsi capire. Poche le insegne in inglese. Ancora di meno le persone (guide comprese) che parlino inglese in modo comprensibile.
Secondo giorno a Tokyo con guida. Asakusa, templi, palazzo reale e shopping ad Omotesando. Flash di volti e persone che puoi incontrare solo a Tokyo, di tutto e di ogni genere… qui si vestono come gli viene in mente la mattina, serenamente. E vanno in giro apparendo. Un Paese in cui ciò che appare, è decisamente fondamentale. A volte più di ciò che è davvero.
Andiamo fino alla baia, con la monorotaia, mangiamo spendendo davvero poco, in giro per i tantissimi ristoranti del Paese. Una nota al cibo: si trova di tutto. E tutto ha un carattere profondamente orientale, anche quello che non dovrebbe esserlo. I giapponesi hanno una cura dell’apparenza pazzesca, qui anche le confezioni di cibo a portar via sono bellissime, e ogni negozio che vende cibo, ha riproduzioni in plastica di ciò che vende. Per non lasciare spazio a sorprese. Centri commerciali immensi, dove ovunque ci sono negozi di dolci, di cibo, e, ora, anche panetterie tedesche amatissime dai locali. E dove le file infinite testimoniano il loro amore per in cibo.


Visitiamo la bellissima Arashibara, la Foresta di Bambu, un luogo quasi irreale per bellezza e suggestione. Tante le scolaresche in giro, tantissima la gente a spasso… e poi Nara, l’antica capitale, con uno dei templi più belli del Giappone, e il parco con i cervi sacri che ti fanno l’inchino per ricevere i biscotti che vendono per strada.. negozi di souvenir ma anche di ventagli, di kimono che qui usano affittare per andare a passeggio tra la gente e farsi fotografare… e street food ovunque, gatti con la manina alzata come amuleti di prosperità, e ordine in generale… un mix di mille cose che rende questa meta davvero irripetibile ed inimitabile.




Sono tanti i giapponesi. Tantissimi. Oltre a Shibuya, in ogni stazione basta alzare lo sguardo oltre ai negozi ed alle scale mobili che salgono fino al cielo in un susseguirsi di altezze sovrapposte, per rendersi conto che è un Paese con una quantità di umanità immensa. E che si muove in continuazione. Imperdibile la Sky tree tower di Tokyo dall’alto della quale potrete godere di una vista pazzesca su questa città immensa e vi consiglio l’orario del tramonto per vederla accendere all’improvviso, un effetto spettacolare da vivere assolutamente.




Da Tokyo ci muoviamo verso Nikko. E di colpo l’atmosfera si trasforma dal domani artificioso ci si ritrova nel passato armonico. Un tempio che si erige nel verde. Silenzio, bellezza, armonia e magia. Profumo di incenso ed emozioni che ci invadono all’improvviso e ci ritroviamo a consultare oracoli e ad affidare ricordi e messaggi alle tavolette in legno di canfora che loro usano appendere nei luoghi sacri. Un altro mondo totalmente diverso dal precedente. E profondamente bello.








Proviamo l’ebbrezza della velocità del treno Shikansen, il treno proiettile, e in due ore arriviamo in un altro mondo ancora: Takayama, Shirakawago e Kanazawa. Un mondo incantato. Qui è ancora primavera, e finalmente viviamo lo spettacolo dell’hamami, la splendida fioritura dei ciliegi, ma anche dell’acero rosso, dei mandorli, del glicine in anticipo. Conosciamo le case dei samurai, le stradine di Takayama, gli angoli nascosti di Kanazawa. Una tappa impedibile per bellezza e per unicità. Sembra di tornare indietro nel tempo, la natura è bellissima, i toni di verde diventano mille, i fiumi, gli incredibili giardini senza tempo, angoli di paradiso che ci regalano immagini indelebili.














Di nuovo in treno verso la splendida e maestosa Kyoto. In Giappone si dice che Tokyo sia chic, Kyoto sia nobile, Osaka sia rumorosa e più popolare. Di fatto tutto questo lo si vive davvero. Kyoto è una città indimenticabile. Il Padiglione d’Oro che si erge su un piccolo lago, tra giacinti e glicine, lo fa in modo imponente, chiarendo subito l’aria regale della città. Gyon il quartiere delle Gheishe, con piccoli vicoli tra le case in legno e le lampade in carta di riso a contrassegnarne gli ingressi… qui i ristoranti non si riconoscono da fuori. Si deve aprire la grata in legno per entrare in piccoli ambienti silenziosi e pulitissimi… e spesso non gradiscono il vs arrivo. Se siete più di quattro e volete mangiare sereni, prenotate sempre… i giapponesi hanno un senso del lavoro molto netto: il concetto di lavorare di più (oltre il previsto dall’orario stabilito) non è preso in considerazione. Quindi preparatevi ad adattarvi alla loro cultura. Che per noi a volte risulta quasi ostica. Ma che riflettendo potrebbe essere più sana della nostra… qui si fa quanto stabilito. E poi si vive la propria vita. E non si transige. Da qui andiamo a Fujimi Inari Tori, il bellissimo parco sacro dove si attraversano migliaia di Tori rossi, le porte sacre dello scintoismo, in un parco dove l’intero percorso dura 4 ore per i più arditi, ma dove si può averne una idea concreta anche con 20 minuti di incantevole passeggiata, imperdibile per fascino ed armosfera.



























Terminiamo il ns tour ad Osaka… che è tutto il contrario di tutto. Caos, architettura avanzata, grattacieli spettacolari, come la Umeida Tower dove salirete su scale mobili sospese nell’aria al 40mo piano, e potrete vedere i fiumi della città, ma anche l’autostrada che attraversa un palazzo, e poi Domotesando, la via dello shopping dove ti trovi sul set di film di azione all’improvviso, e dove lo street food diventa decorazione ed esagerazione..













Qualche nota alla pulizia incredibile ovunque, nonostante l’assenza di cestini per strada, non vedrete mai spazzatura. I bagni con i water ipertecnologici, puliti anche dove l’affluenza è cosi tanta che è impensabile trovare tanto ordine. Eppure ci riescono. E ti fanno venire la voglia di rispettare questo dictat. L’assenza di comunicazione resta però un problema vero. Non parlano lingue straniere. Non in modo comprensibile. E questo rende obbligatorio organizzare il viaggio dall’Italia con un agente di viaggio professionista . E vi dico che nonostante io lo abbia fatto, è davvero un viaggio difficile da gestire senza intoppi, perché se un appunto va fatto, è quello della assoluta mancanza di elasticità di questo popolo e di questo Paese.
Cosa si porta a casa dal Giappone, oltre ai souvenir classici? Una sensazione unica. Un arricchimento in tema di esperienza tra i più intensi che abbia mai vissuto. Una serie di immagini meravigliose, uniche, diversissime tra loro ma davvero imperdibili. E aldilà dei nei organizzativi, della loro poca reattività ai problemi, della difficoltà oggettive, resta assolutamente un viaggio da fare. Perché è forse il luogo che al mondo mi ha aperto una finestra su qualcosa di così diverso da ciò che conoscevo che non posso che dire comunque: Arigato Go zai mas. Grazie mille Giappone. Sempre e comunque….








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