E, tra una lacrima ed un post siamo arrivati alla fine di gennaio. Ventidue mesi di delirio assoluto e uno degli tsunami più violenti che potesse colpirci, stravolgendo le nostre vite, cambiando completamente la prospettiva ed il nostro futuro.

Abbiamo pregato, abbiamo gridato, ci siamo riuniti, ci siamo uniti. Tutto pur di navigare in questo mare in tempesta, pur di riuscire in qualche modo a superare questo tempo infinito di incertezze e di confusione. Ci si è confrontati continuamente, pubblicamente ed in privato, cercando l’uno conforto nell’altro, o stimolo, a seconda della giornata o delle notizie che arrivavano.
Gente con anni di esperienza si è improvvisamente ritrovata come neofiti di settore, senza sapere veramente dove sbattere la testa o cosa fare. Una sensazione che ha fatto sentire smarriti e senza punti di riferimento tutti. E di certo non una bella sensazione.
Guardando analiticamente il nostro settore, sono sicuramente tanti gli errori fatti negli anni, troppa frammentazione, troppa distanza tra player di incoming ed outgoing, nessuna progettualità, molto provincialismo. Siamo l’unico paese al mondo dove outgoing ed incoming sono da sempre state due realtà separate. Non abbiamo il buon gusto di confrontarci, scambiarci servizi, fare filiera. Le associazioni di turismo hanno sempre lavorato ed anche duramente ma mai con scambi reali. Anche in quello, una sorta di “barriera” spesso umana più che ideologica che, nel tempo ha solo contribuito a rendere fragile il nostro settore. Ma, come in ogni evoluzione, è spesso dalle tragedie e dai momenti di difficoltà che si costruiscono basi diverse. E questo, senza ombra di dubbio, noi del Turismo lo abbiamo decisamente messo in campo. Unione, Condivisione. Conoscenza. E quindi Crescita.

Oggi la questione diventa decisamente ogni giorno più spinosa: tanta frammentazione, tanta poca unione di intenti ha dato fino a qualche tempo fa la sensazione di poter giocare liberamente con le nostre vite professionali, ma soprattutto ha fatto si che fino a marzo 2020 il nostro settore era uno di quelli considerati pressochè inesistenti. Silenti, autonomi, pagatori di tasse. Eppure privi di qualsiasi risonanza istituzionale. Gestibili come pezzi marginali di un puzzle che altezzosamente era considerato patrimonio scontato di appartenenza pubblica. Il nostro magnifico Paese, le nostre esclusive ricchezze, uniche e di valore infinito, gestite come vecchi gioielli di famiglia, che sai di avere, che sfoggi quando hai voglia, ma che in fondo ti accorgi ogni volta che hanno preso un pò di polvere perchè non li tratti affatto bene.

E qui si deve intervenire. Qui si deve cambiare. Nel progetto dei miei sogni, questa unione di intenti tra associazioni deve poter essere solo un primo passo verso una crescita generale del nostro ruolo nella gestione del turismo del Paese. Da noi parla e gestisce il turismo, da sempre, gente che di turismo, ne sa ben poco. Il Turismo qui ha vissuto per abbrivio per decenni. Gli hotel hanno fatto il loro, noi il nostro ognuno per la sua strada. Ed in mezzo una quantità enorme di furbetti che sulle spalle del Turismo hanno fatto fortune ingiuste.
E quindi? Quindi basta. E’ un concetto scandaloso e fuori da ogni raziocinio. Avere voce, costruire autorevolezza e responsabilità ed imporsi per tavoli istituzionali tecnici e progettuali che ci vedano ognuno con il proprio ruolo e la propria porzione di capacità, seduti per far crescere insieme un Paese che, per risorse, è in assoluto il più ricco del mondo. E con ruoli di consulenza ed analisi come è giusto che sia. Imporsi come attori di un mondo dove, per distrazione, per egoismo, ci siamo ridotti ad essere comparse marginali, di trascurabile importanza.

Non ci riusciremo? Forse no. O forse si. Ed è proprio questo che potrebbe fare la differenza. Sono tantissime le cose in cui, nel nostro settore, non ci si prova nemmeno “perchè tanto non ci si riesce”. Ma poi questi due anni hanno dimostrato che tutto può cambiare ad impegnarcisi. E non perdiamo più tempo. Studiamo, cresciamo, uniamo gli intenti e progettiamo un Turismo intelligente, industriale ma con quella capacità di essere unico come noi italiani sappiamo fare. Pensate alla moda… Spesso dietro agli stilisti che ci hanno fatto grandi nel mondo esistono industrie evolute. Ma che non hanno mai tolto l’unicità del loro prodotto nella produzione. Ed è esattamente la stessa cosa: mettersi a sistema ed imparare a costruire e vendere i prodotti che potrebbero portare l’incidenza del Turismo sul pil ben oltre il 13% di oggi. Con crescita economica per tutti noi. Anche per tutti noi. Come è giusto che sia.

Pensiamo in grande? Senza dubbio. Ma con quanto in nostra disponibilità è assurdo non farlo.
Come sempre sono parole di una sognatrice che però parlando, a volte strillando, a volte esagerando ha dato voce ad una parte del nostro settore che non ne aveva mai avuta. Quindi che dite? Sogniamo insieme? Io, ci proverei….