L’estate 2020, vacanze e Covid.. Aprire, non aprire, cosa vendere…ipotesi su un futuro incerto.

In questo momento siamo tutti inevitabilmente ancora reclusi in casa.. ci siamo ingegnati, abbiamo cercato di rendere più piacevole possibile la nostra reclusione, abbiamo aperto le menti, cercato soluzioni, ma di fatto è innegabile che siamo in totale astinenza da socialità, mare, montagna, o più semplicemente da aria aperta.

E in questi giorni dalle ore infinite, specialmente per chi come me vende viaggi per professione oltre che per passione, le domande si fanno ogni giorno più pressanti, più invadenti. E, allo stato attuale dei fatti, le previsioni sono davvero qualcosa di impossibile. Ma, per fortuna, abbiamo tutti una logica ed esperienza, e, soprattutto conosciamo il mercato. Conosciamo il cliente. Sappiamo benissimo che l’italiano, comunque, alle sue vacanze non può rinunciare. Magari pochi giorni, magari vicino, ma nessuno potrà tenerci ancora fermi per molto tempo. Nemmeno il Covid.

Il primo step, fondamentale, è l’uscita di un decreto che ci chiarisca in modo definitivo quali saranno le condizioni di socialità che potremo vivere, sia nelle città, che in vacanza. Che definisca se gli aerei potranno essere presi e in che condizioni di sicurezza, se le spiagge potranno essere frequentate, come dovranno organizzarsi i ristoranti, quali frontiere saranno riaperte e a che condizioni. Perché per quanto il web ed i media tutti pullulano di teorie, non dimentichiamoci che ad oggi, sono appunto solo ed esclusivamente teorie. E sappiamo oramai molto bene che di teorie è facile morire.

MAPPA DEL COVID NEL MONDO

Scongiurata finalmente l’ipotesi degli improbabili plexiglass in spiaggia che avrebbero definitivamente chiuso la speranza di tornare al mare, iniziano ad apparire le ipotesi di controller in spiaggia che assicurino il rispetto delle norme ( idea che peraltro darebbe lavoro anche a quella parte di animatori che per ovvie ragioni si troverà’ in difficoltà e potrebbe essere una ottima alternativa) la possibilità di buffet con qualcuno che serve il piatto, di turni al ristorante nei villaggi. Insomma quanto meno ci si sta lavorando e, come sempre, le soluzioni ci verranno proposte. E io credo fermamente che, la voglia di vacanza, per questa unica estate infelice, comunque prevarrà. l’Italiano si adatta a tutto, da sempre. E considerando che sarà una unica estate (o almeno questo vogliamo tutti augurarcelo) passerà anche questa e non ci vedrà del tutto fermi. Sicuramente non vedremo numeri meravigliosi, ma inizio a pensare che comunque qualcosa si muoverà, e si potrà muovere non appena vengano appunto chiariti questi aspetti fondamentali che ci metteranno in condizione di sapere cosa vendere e soprattutto come venderlo.

Di fatto ci sono due aspetti da valutare, quello dal punto di vista Agenti di Viaggio e quello dal punto di vista clienti. Strettamente e inevitabilmente collegati l’uno all’altro, dato che senza i clienti non c’è agenzia.

Dal punto di vista Agenti di Viaggio diventa fondamentale la preparazione: i clienti vorranno avere certezza su ciò che troveranno in vacanza, vorranno essere rassicurati, dovremo avere ogni dettaglio possibile, forme assicurative opportune per dare vie di uscita fino all’ultimo, dati certi in merito alla gestione delle strutture. E non solo, ma anche le ns agenzie, ad oggi ancora oscure le norme sui dispositivi di sicurezza che dovremo adottare: parafiato, mascherine, sanificatori? Non ci è ancora dato saperlo.

E poi, la decisione più ardua di cui si è parlato: aprire subito o no? Lavorare da casa? Aspettare notizie certe e poi aprire? Un dilemma che infiamma la pubblica opinione in tutte le sue direzioni.

La mia opinione personale, è quella di aprire. Ovviamente ad orario ridotto, con risorse ridotte ( sperando nella proroga della Cassa Integrazione fino a fine anno), e con le spese contratte ai minimi termini. Ma tirare su quelle serrande, anche fosse solo per parlare da un metro e mezzo di distanza con i clienti, vuol dire mettere a chiare lettere “siamo qui”, vuol dire non dare ulteriore spazio alla rete che in questi giorni è stata la compagna più fedele di qualsiasi italiano, vuol dire ricordare subito che si ha una alternativa concreta e soprattutto più affidabile.

Perché il primo futuro su questo deve puntare: sottolineare e ricostruire una immagine di totale affidabilità e sicurezza che il Covid ha comunque reso ben evidente nei rientri a casa e nelle riprotezioni. Vuol dire: tu avrai pure un voucher nelle mani, ma, io sono qui per onorarlo. E farsi vedere a serrande aperte, in qualsiasi mente, genera senso di continuità. Viceversa, rispondere da casa… comunque non è la stessa cosa. Siamo un paese di persone tradizionali. Non a caso siamo l’unico paese al mondo dove i piccoli negozi di quartiere continuano a sopravvivere perché, comunque, ci piace la familiarità … Nei giorni successivi alla riapertura la gente avrà voglia di scambi, di parlare, di confrontare, di essere rassicurata. E a mio parere del tutto personale ed opinabile, restare chiusi potrebbe essere uno dei peggiori messaggi da dare. Non vederci ci equipara alla rete. E questo secondo me è un errore enorme.

Ma è anche vero che le realtà sono totalmente diverse sul nostro territorio ed è ridicolo pensare che la soluzione sia la stessa per tutti. Posso ben immaginare che in una città piccola, in agenzie magari non centrali e da sempre con pubblico fidelizzato questo sia diverso. E allora ha anche un senso ritardare le aperture perché cambierebbe poco. E appunto ritengo che ognuno di noi, così come ha deciso di rischiare nella sua professione scegliendo di diventare imprenditore, ha il sacrosanto diritto di decidere in prima persona cosa sia giusto fare per la sua realtà, e nessuno ha il diritto di dire “giusto” o “sbagliato”.

Per quanto riguarda il punto di vista del cliente, io credo che siano tutti nella nostra stessa condizione: confusi. E soprattutto non sanno più dove prendere risposte, visto che in rete e nei media ce ne sono troppe, ma nessuna garantita. E quindi così come sta accadendo in Cina dove sta scattando il Revenge Spendig, la gente avrà voglia di comprare dal vivo. Di parlare, sentirsi raccontare, dare soldi in mano a qualcuno che guardano in faccia. E parlare e spiegare, e far venire l’emozione e la voglia di muoversi a qualcuno, è storicamente certo che viene meglio dal vivo.

E’ ovvio che dovremo fare valutazioni basate su un contenimento dei costi assoluto. Ma è anche vero che aprendo a risorse limitate o addirittura da soli, ad orario ridotto, da continuità e non incide sui costi. Quindi cambia poco rispetto al lavorare da casa. Anzi non cambia affatto a livello di incidenze costo. E non facciamo confusione sugli aiuti di stato: non vengono tolti se si riapre, i tavoli delle emergenze, sanno benissimo che la situazione è ancora nel pieno disastro. L’emergenza, nel nostro settore, va considerata fino alla fine dell’anno, se non agli inizi della prossima primavera. E quindi non si devono confondere le due cose. Gli aiuti, che peraltro debbono ancora arrivare, devono andare avanti, sostenerci in tutto questo periodo. A costo di andarli a chiedere strillando sotto ogni Ministero preposto. La nostra capacità di ripartire, la ns creatività, la ns professionalità nella riapertura potrebbero solo trovare nuovi incentivi e nuova energia se ci verranno dati i giusti mezzi.

Di fatto le opinioni possono essere diverse, le posizioni contrastanti, ma su una cosa credo siamo tutti concordi: abbiamo bisogno di chiarezza, di dati certi, di informazioni. E ne abbiamo bisogno al più presto. Perché per ripartire, bisogna sapere come e con cosa poterlo fare. E dopo ad ognuno di noi la libera iniziativa, il libero arbitrio di scegliere se da casa, se in agenzia, se in cima ad un albero…. Ma a questo punto dobbiamo ancora una volta chiedere a gran voce: dateci il modo per poter ricominciare!

Noi come sempre, saremo pronti a tornare a viaggiare e a far viaggiare. Non aspettiamo altro.

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