Ieri pomeriggio mentre tutto il mondo in Italia passava da un ombrellone ad un tuffo in mare, una donna marchigiana, titolare di una Agenzia di Viaggio, innamorata del suo lavoro e della vita, una che quando sorrideva, lo faceva da dentro al cuore, sceglieva di togliersi la vita sopraffatta dai due anni di Covid.

Un’altra tra tanti che questi due anni hanno mollato, stanchi, sopraffatti dai problemi, sopraffatti dal dolore. Due anni durante i quali le nostre istituzioni senza alcuna vergogna scelgono di dimenticare presi da vezzi elettorali , in gara tra loro per poltrone di potere, ciechi verso un settore che è stato tradito, abbandonato, lasciato a se stesso. Ciechi, sordi, disinteressati e disgraziati.
Perché se qualcuno sceglie di togliersi la vita, l’ennesima agente di viaggio a fare questa scelta, forse è il caso che qualcuno tra loro se ne interessi. Due anni e tre mesi senza aiuto concreto. Senza sostegni, con soldi (insufficienti e ridicoli) promessi e mai distribuiti da questo Governo. Gli ultimi aiuti veri risalgono ad agosto 2020. 18 mesi di fermo ignorati con stolta lucidità. Voucher di cui si promise finanziamento oggi in capo ad ogni singolo agente che si ritrova a lavorare per pagarli. E non si tratta di malagestio come qualche imbecille ha detto: per restare in piedi in tempi in cui si è totalmente fermi per decreto, i soldi dei voucher sono ovviamente serviti a sostenerci. D’altronde il Governo precedente li aveva consentiti per questo. Da usare per un sostegno nell’immediato salvo poi finanziarli con fondi di Stato in seguito. Cosa mai fatta. Mai mantenuta. Mai risolta. Come gli stanziamenti per noi, la Cig, la moratoria delle Banche e talmente tante altre cose che mi vergogno a dirle…

Non si muore di solo Covid nel Turimo. Qui si muore di dolore di paura di debiti che non avremmo mai contratto. Di vergogna nel parlare con i clienti che pretendono i soldi indietro. Di rabbia e frustrazione verso istituzioni impegnate a conquistarsi a suon di vane promesse poltrone da 20mila euro al mese. Sulle bare di chi non ce la fa più. Nel Turismo si muore di ignavia istituzionale.

Ora accusatemi di essere drammatica, opportunista nell’usare una notizia come questa, dite quello che volete. Io sento che queste situazioni non vanno ignorate. Mai. Perché come questa donna ce ne sono molte altre alle quali parlarne e gridare aiuto a gran voce per loro possa servire a fermarle in tempo. Perché stare zitti in questo momento vuol dire fare lo stesso gioco delle ns Istituzioni furbe ed incoscienti.
Non si muore di solo Covid nel Turismo. Si muore di silenzio e di ignavia. Di false promesse e di interessi economici imbarazzanti. Nel Turismo del 2022 si muore di Stato.
Ciao …
