Diario di una quarantena nei panni di un agente di viaggio

il 26 di gennaio 2020, tornavo con gli occhi pieni di meraviglia ed uno spirito assolutamente alle stelle da uno dei più bei fam trip degli ultimi tempi, quello di Boscolo in Giordania. Sette meravigliosi giorni con una organizzazione strepitosa, condivisa peraltro per una serie di fortuite coincidenze con colleghi che sono oramai amici carissimi, tutto molto speciale… e tornavo con una febbre da cavallo, 39 e mezzo, una tosse devastante… Avevamo condiviso una cena al Wadi Rum con una rumorosa e numerosa comitiva di cinesi…E proprio in quei giorni, si iniziava a parlare di Covid 19 in Italia. A Fiumicino i colleghi erano preoccupatissimi che mi portassero allo Spallanzani, cosa che, se fossi arrivata solo il giorno successivo, avrebbero probabilmente fatto. Ma, nessuno mi ha guardato, e siamo tornati nel nostro mondo di prima, come niente fosse. Ne tantomeno io ho pensato di aver avuto molto di più di una normale influenza…. Altra settimana di malessere, per poi ributtarci nella nostra quotidianità di preventivi, conferme, discussioni alternate con i tour operator e con i clienti particolarmente noiosi… insomma, la nostra vita di tutti i giorni, che di fatto amiamo tutti nonostante la nostra categoria sia particolarmente soggetta a lamentarsene.

Tra un webinair ed una mail però, si iniziava a diffondere sempre di più il concetto che qualcosa di diverso, di insidioso e nuovo si stava diffondendo intorno a noi. Cologno zona rossa… Vo zona rossa… l’intera Lombardia zona rossa… ma ancora non si era minimamente immaginato cosa potesse davvero significare questo Corona Virus, che, li per li, non ci ha subdolamente fatto capire niente., ma proprio tutti, abbiamo pensato che fosse una cosa si grave, ma che poi, in fondo, sarebbe passata come sono passate tante altre cose… Nessuno ha inizialmente immaginato quello che poi ci è accaduto. Perché oggettivamente una cosa come questa, nessuno la aveva mai vissuta prima. Si, nel 1920 c’era stata l’epidemia della Spagnola, ma, salvo avere nonni centenari nessuno con memoria attuale ce la ha mai raccontata. E non esistevano i mezzi di informazione attuali, che fin da subito hanno iniziato a scatenare un panico diffuso che ci ha portati a reagire difendendoci da quello che non volevamo accettare. Pandemia. Lockdown. Game over temporaneo.

Febbraio per molti ha iniziato a dare segni di una curva discendente nelle prenotazioni, ma ancora non così grave da capire.. poi.. Poi la fine. Dal 23 di febbraio in poi si è paralizzato tutto. Cristallizzato come se una malevola magia improvvisa avesse di colpo bloccato i sogni di un intero paese. Nessuno ha più osato nemmeno immaginare di viaggiare. Tutto fermo. Tutto immobile. Una atmosfera surreale ci ha circondati di colpo.

E ci siamo ritrovati a combattere con annullamenti, annullamenti, annullamenti. E riprotezioni per chi era all’estero, e rassicurazioni a chi doveva ancora tornare, e telefonate senza senso ai tour operator per cercare di capire qualcosa che nessuno tra di noi poteva capire. Nemmeno loro.

Il 2 marzo esce un decreto che prova (e che necessita di vigorosi aggiustamenti senza dubbio, ma che va riconosciuto come tentativo) a salvare in parte il futuro del nostro settore. E sancisce che si può rimborsare con voucher le pratiche annullate. Un voucher che se spiegato a dovere, è un passaporto per la certezza di tornare a viaggiare e di non aver buttato via i soldi. Ma anche cosi poco definito, che se non supportato dalla giusta comunicazione mediatica ai clienti è parso come un pezzo di carta qualsiasi se non un inganno. Di sicuro non il passaporto per il sogno interrotto che vuole essere, ma un ulteriore incertezza per il consumatore nel periodo più incerto della nostra storia moderna.

E noi? Noi agenti di viaggio, tour operator, operatori tutti di questo settore? Noi, ovviamente, caduti nel panico più totale. Di tutte le tragedie miste che da sempre siamo stati abituati ad affrontare, questa si è subito presentata come la più grande, la più devastante. La più impietosa. Perché tutte le altre almeno, davano qualche spiraglio di vita, lasciavano alternative.. Avevano rallentato, ma mai paralizzato. Questa no. Un virus fa paura. Un virus congela i sogni, le speranze, leva ogni fantasia. Un virus soprattutto, immobilizza quello che ci fa vivere, i nostri clienti.

Battuti a tavolino da un brutto pallino con le corna che non ci ha nemmeno fatti entrare in campo. Senza diritto di replica né di rivincita.

Ma siamo un popolo di strana gente noi… Lo ho detto mille volte e lo ripeterò fino alla noia. Campioni del mondo di problem solving, lo facciamo per default, e possibilmente sorridendo. E, passato il primo momento di sconcerto e panico assoluto, ognuno di noi, a suo modo, ha iniziato a reagire, a cercare di riempire di colori il grigio assoluto nel quale questa situazione ci ha gettati.

Aldilà delle mille attività per organizzarci e combattere insieme per i ns diritti, perché lo Stato si accorga finalmente che esistiamo, che siamo persone che da sempre si impegnano, studiano, si aggiornano, gente che guadagna poco e paga tutto, ma siamo tanti ed abbiamo tutti i diritti di essere considerati, rispettati, ognuno di noi ha cercato immediatamente di ricominciare a sognare.

E’ bellissimo in questi giorni vedere come si cerca di montare video, post, testi e grafica, idee, immagini…. Si sono aperti gli archivi fotografici dei mille viaggi fatti, si sono rivissuti momenti magici, ritrovati ricordi che avevamo in parte perduto… Ci siamo fotografati ricordando al mondo che prenotare in agenzia è sinonimo di garanzia, abbiamo fatto video simbolici, veramente tirando fuori ancora una volta il coniglio dal cilindro, con ironia, con determinazione. Ancora una volta l’amore per questo nostro lavoro ci ha ridato vita, forza, passione. E c’è chi dirà che tutto questo non serve a niente ai fini pratici… e forse è anche vero. Ma è il modo più giusto per noi per tentare di resistere mentre, a voce altissima, chiediamo allo Stato di darci una mano. Almeno nel nostro piccolo, la voglia di colorare il mondo non ce la può togliere nessuno. Anche in questa situazione.

Abbiamo immediatamente e senza sconti ricominciato a creare la cosa che sappiamo fare meglio: le emozioni.

E quando in una situazione come questa, si trova la forza di raccontare con amore un luogo, di trovare l’immagine giusta che trasmetta positività, vuol dire che di stoffa ce n’è tanta. E che per quanto il virus provi a distruggerci, no, noi non glielo stiamo permettendo.

Sarà dura. Fuori discussione. Dovremo ancora una volta cambiare pelle, imparare nuove regole, entrare in tecnicismi legali, assicurativi e quanto di più noioso esista, dovremo farci trovare preparati sui decreti sicurezza che usciranno per le mete di vacanza, dovremo aggiornarci su chi sarà aperto, come sarà aperto, mascherine, amuchina e – Dio non voglia – Plexiglass. Dovremo trovare i soldi, le strade per resistere, il coraggio e la determinazione in dosi extra…

Soprattutto dovremmo imparare a mettere emozione anche in una settimana in Calabria o in Sardegna, perché amici miei, emozionarsi per il Giappone o le Philippine è facile… per il resto…. ce ne vuole di amore per questo lavoro….. ma noi lo sappiamo fare semplicemente perché, aldilà della meta, noi ci crediamo.

Guardo al futuro ed in questo momento non vedo nulla con chiarezza, nemmeno la mia sopravvivenza, ma per assurdo che vi possa sembrare, una cosa mi appare certa… Finirà, il piccolo e brutto pallino con le corna verrà debellato, sepolto nelle profondità della memoria verso quanto più abbiamo odiato. Ma ricordiamoci tutti che, il mostro, ci ha insegnato a guardare al balcone di fronte e cercare un sorriso. Ci ha dato del tempo per riflettere, capire, creare… e che ancora una volta tutti abbiamo capito che amiamo ciò che facciamo e mai come in questo momento lo abbiamo amato così tanto.

Torneremo a viaggiare, torneremo a scoprire le meraviglie del nostro mondo. Ma soprattutto, non smetteremo mai di essere Agenti di Viaggio.

E di questo, scusatemi tutti, perdonatemi l’eccesso, ne sono profondamente fiera.

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