West Usa on the road, emozioni e bellezza in viaggio

Viaggiare è sempre una emozione ma, a volte, ci sono viaggi che restano dentro, che rinnovano le emozioni che ti hanno procurato ogni volta che ci si pensa, che ci si siede a guardare una foto, e il viaggio che vi racconterò in questo articolo è uno di quelli. Passaggio in Volo per la serie #inviaggioconpassaggio, ha organizzato questo itinerario nel West degli Stati Uniti, cercando di riunire in un itinerario quanto di bello può caratterizzare e definire un viaggio negli Usa, passando dalle città alle meraviglie naturali che in questa parte del mondo diventano davvero una espressione magnifica di quello che il termine”natura” può significare.

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Insieme ad un selezionato gruppo di clienti siamo partiti il 13 di agosto per Los Angeles, iniziando il ns itinerario da questa enorme città, tanto grande che spesso passare da un quartiere all’altro ha distanze e tempi veramente importanti. L’itinerario è stato creato su una base fly and drive, per cui avevamo a disposizione 8 macchine, dimensioni adeguate al territorio, grandi e rassicuranti, comode e perfette per il giro che abbiamo affrontato.

Il diametro di Los Angeles raggiunge i 180 km di estensione pertanto è suggeribile scegliere un hotel in una posizione piuttosto centrale, e a Los Angeles, l’aeroporto è esattamente nel mezzo della città, sufficientemente vicina sia alla costa che ai quartieri più conosciuti come Beverly Hills ,  Hollywood che Venice o Santa Monica.

Arrivati a Los Angeles con un volo diretto e dopo aver ritirato le auto, ci siamo diretti verso la costa, iniziando dal Pier di Santa Monica, coloratissimo luogo iconico di Los Angeles,  inizio perfetto per il ns. viaggio. Santa Monica ci ha accolto al suo meglio, clima ideale, 28 gradi, sole, e la luce giusta di un tardo pomeriggio, colori, musica, gente che si aggirava curiosa ed allegra tra il parco giochi, la spiaggia coloratissima ed affollata, mare tranquillo, profumo di tacos e di dolciumi, mercatini pieni di merce di ogni genere, la stand commemorativo della Route 66, e ci è sembrato quasi naturale iniziare brindando con un mojito accompagnato da nachos e guacamole, pronti a dare inizio alle ns vacanze on the road.

A Santa Monica basta sedersi e guardarsi intorno per gustarsi uno spaccato di questa città che renda  l’idea del suo aspetto eterogeneo e multirazziale. Adolescenti che ballano in gruppo, eloquenti ballerini di street dance, surfisti dai capelli lunghi e dalle spalle vitaminiche, gente in bicicletta che gironzola senza fretta, turisti e locali che si mischiano e si lasciano andare ai colori di un tramonto che non delude mai.  Da Santa Monica, ci siamo spostati verso Venice beach, un tempo vessillo indiscusso della beat generation, sede incontrastata delle generazioni alternative, dei performer di qualsiasi arte, location gettonatissima  di tanti video e di concerti improvvisati, come quello storico dei Red Hot Chili Peppers sul tetto di uno dei suoi palazzi più belli, oggi purtroppo pallido ricordo assai degradato di una Los Angeles Pop di cui non resta molto. Venice sarebbe ancora un posto speciale, invece il degrado importante, la presenza di tantissimi homeless e di troppi emarginati sociali ne fa un posto che gode ancora di una splendida spiaggia e di una atmosfera easy, ma ne fa anche un luogo in cui ci si aggira tra chi è svenuto in terra in preda a droghe o alcool e chi svetta sui skate o sui rollerblade senza curarsi del contorno. Ho sinceramente trovato una Venice lontanissima dal posto colorato e divertente che avevo visto 15 anni prima, ma la ritengo ancora uno stop imprescindibile di una visita a Los Angeles.

Il giorno successivo abbiamo fatto una full immersion agli Universal Studios. Non si può andare a Los Angeles senza visitare questo incredibile posto, dove tutti tornano inevitabilmente un pò bambini. Gli Universal continuano ad arricchirsi di anno in anno, e passarci una giornata è assolutamente imperdibile. Sempre nuovi, super organizzati, regalano una giornata di allegria e divertimento ad adulti e meno adulti. Dopo gli universal abbiamo finito la giornata sulla City Walk, area antistante il parco organizzata con ristoranti e negozi, per cenare a scelta tra ogni livello di possibilità, dal fast food al ristorante di livello, prezzi di ogni genere, cibo di ogni etnia. Unico suggerimento : se potete, comprate il Fast Pass che permette la visita con file più veloci in quanto in alta stagione a volte le file delle varie attrazioni sono onestamente esagerate, fino a 80 minuti di attesa per i giochi più richiesti quali Harry Potter, piuttosto che Jurassic Park. Senza Fast pass diventa veramente difficile gustarsi tutto il parco anche se onestamente  ha costi piuttosto alti (circa 100 dollari a persona oltre al biglietto di entrata). Può essere consigliabile acquistare direttamente il biglietto vip dall’Italia risparmiando circa il 40% sul costo totale in loco, direttamente sul sito degli universal o chiedendo all’agenzia di viaggi  di organizzarlo per voi fin dal principio con un risparmio del 50% sul prezzo in loco.

Terzo giorno a Los Angeles, secondo noi imperdibile in una programmazione che si rispetti,  per completare la panoramica tra Hollywood, Beverly Hills, Malibu e per finire la giornata consigliamo vivamente una passeggiata a tramonto nella zona di Manhattan Beach, divenuta molto cool negli ultimi tempi, un quartiere di mare curato e diversissimo dal resto della città, piccole case colorate, spiaggia enorme, atmosfera chic, ristoranti di ogni genere e meno affollamento delle più note Santa Monica e Venice.

In generale Hollywood, il Chinese theatre, i sosia che si aggirano sull’hollywood Boulevard, il caos che caratterizza questa zona restano molto iconici e vanno decisamente visti, aldilà del fatto che sono oramai divenuti estremamente costruiti su modello turistico, che i prezzi si siano alzati anche del doppio rispetto agli ultimi anni, e che parcheggiare in zona ha costi praticamente proibitivi ( 25 dollari dopo 2 h). Resta però immutata l’atmosfera teatrale e seducente della Walk of Fame, i suoni e luci degli shopping ognuno con qualche pezzo di modernariato (vero o falso..) come cadillac, statue di star, riproduzioni dei personaggi più famosi.

Beverly Hills invece emana indiscutibilmente un’aria assolutamente trendy, lusso e sfarzo, elegantissima sia nelle vetrine dei negozi che nei ristoranti (peraltro di vario livello) . Consigliamo lo Sweet Beverly, un piacevolissimo ristorantino veloce, dove abbiamo mangiato una eccezionale insalata di tonno fresco per 12 dollari a persona.

Piacevolissima la passeggiata in auto verso Malibu, dove siamo anche riusciti a fare il bagno nell’oceano, tra surfisti e gente al sole.

Il giorno seguenti siamo quindi partiti per questo nostro splendido itinerario che ci ha portato verso le atmosfere più vere e, soprattutto, verso una natura di una bellezza così grande da lasciarci spesso senza fiato.

Guidare negli Stati Uniti, una volta lasciate le grandi città, diventa senza ombra di dubbio parte essenziale del viaggio. E’ una esperienza imperdibile, che solo a provarla può essere spiegata. I panorami cambiano continuamente, le strade si fanno infinite, silenziose, e spesso diritte al punto da perdersi nell’orizzonte. Si può andare anche senza incontrare quasi nessuno, tra deserti multicolori, distese di rocce rosse, monoliti sempre diversi… a volte ci si perde dietro a tutto questo, dimenticando le distanze, e nonostante si sia dentro un’auto, si riesce comunque e respirare un profondo senso di libertà, probabilmente a causa degli spazi sconfinati che caratterizzano tutto il viaggio.

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Prima sosta Barstow, sede del museo della Historic Route 66: attenzione il museo apre solo durante il fine settimana quindi fate attenzione a capitare nel giorno giusto, perchè oltre al museo, Barstow offre assai poco. Ottimo ristorante per mangiare però: consigliamo vivamente ROSITA’S tex mex che con 12 dollari ci ha fatto pranzare in 23, buffet messicano, frutta e molta cortesia. Souvenir dovuto maglietta con tanto di doveroso omaggio alla Route 66 ed ai proprietari.

Da Barstow a Laughlin, conosciuta anche come piccola Las Vegas, soprannome pomposo e sicuramente immeritato per una piccola cittadina al confine tra Nevada e California, sulle sponde del Colorado. Hotel esternamente luminosi, al limite del kitch, internamente vecchiotti e polverosi, ma utilissima per la giusta sosta di una notte.

Da Laughlin abbiamo finalmente preso la Historic Route 66, che attraversa alternativamente più volte Nevada e California, ed è caratterizzata da un paesaggio sempre diverso, con salite e discese, con punti celebrativi della Route, punti di ristoro che sembrano usciti dagli anni 50, un museo (aperto anche nei giorni normali in questo caso) a Kingman. Stop per il pranzo consigliatissimo allo storico SNOW CAP di Seligman. Poco più di un chiosco super attrezzato e conosciutissimo a tutti gli amanti della Route, colorato, pieno di foto e di biglietti ricordo di chi ci è passato (abbiamo ovviamente lasciato anche il nostro) con una veranda circondata da macchine antiche, colorate, da oggetti improbabili ma nell’insieme con una atmosfera assolutamente piacevole e divertente. Va anche sottolineato che abbiamo mangiato Hot Dog eccellenti, forse tra i migliori del viaggio, a prezzo popolare. Sosta da non perdere secondo noi.

Da Seligman, via verso nord est e verso la nostra prima meta importante, il Grand Canyon. Niente e nessuno può spiegare quale sensazione si prova ad affacciarsi al primo Mother View Point nel parco… Il Grand Canyon non si racconta. Si deve vivere. Quando la natura riesce a creare tali miracoli, e soprattutto con tale magnificenza, non ci sono parole sufficienti o adeguate per descriverle. Siamo arrivati intorno alle 5 del pomeriggio, e ci siamo affacciati rimanendo tutti in un rispettoso silenzio per qualche minuto. Non era la mia prima volta, ma posso garantire che ogni volta, dopo il silenzio, la prima parola che mi viene in mente è “grazie”, per un profondo senso di gratitudine verso la Natura o anche solo per avere la possibilità di ammirare uno spettacolo del genere.

graca4 Abbiamo dormito due notti allo Yavapay Lodge, una buona struttura soprattutto considerando che si trova all’interno del parco e che è facilissimo affacciarsi e trovarsi davanti un cerbiatto, un cervo, un orsetto lavatore….e soprattutto con 10 minuti a piedi ci si ritrova nei vari punti di osservazione dai quali si gode di viste sempre diverse. Nel parco a disposizione dei clienti tre navette gratuite dai percorsi diversi, per potervi recare nei punti per l’alba, il tramonto o semplicemente conoscere questo parco meraviglioso.

Per mangiare un Grocery Deli che vende di tutto davanti allo Yavapay, il ristorante dello Yavapay, o, secondo me miglori, vari ristorantini subito fuori dal parco a Tusayan. Qui abbiamo mangiato molto bene allo HIPPI YE YO, un saloon con piatti di metallo e tovaglie stile mucca, dove abbiamo provato anche il Rattle Snake fritto (serpente a sonagli).. che però… diciamo non ci ha lasciato alcun segno – mal di stomaco a parte. Ottima invece la carne. Prezzi medi (non economico).

Una esperienza mozzafiato che consigliamo vivamente a tutti è il sorvolo del Grand Canyon in elicottero. Moltissimi gli operatori, tra i migliori il Papillon, elicotteri nuovi, 7 posti, e una emozione intensissima, quando sorvolando la foresta che precede il Canyon ci si ritrova all’improvviso nella magnificenza, sospesi in una dimensione quasi surreale, con degli scorci così belli da essere assolutamente indimenticabili. Il tutto con la musica nelle orecchie, in assoluta solitudine voi e la natura nel suo senso migliore. Da non perdere.

Due notti al Grand Canyon servono perchè si può respirare l’atmosfera meditativa e bellissima del parco, si ha il tempo di riprendersi dal viaggio e si può girare tutto il South Rim. Quando si riparte e si va verso est, consigliamo di fare uno stop prima di uscire dal parco allo splendido Desert View, dove si ha un ulteriore punto di vista panoramico ancora diverso ed eccezionale.

Dal Grand Canyon, con circa 3 h di strada si arriva nella Monument Valley, pieno territorio Navajo, scenario di moltissimi film western. Si attraversano chilometri di deserto rosso, e si iniziano ad intravedere già da lontano i bellissimi monoliti che caratterizzano questa zona unica nel suo genere. La Mano di Dio, La Gallina nel nido, il Castello sono i tre monoliti più famosi. Ci si può fermare e decidere di attraversarne il percorso interno con le proprie auto, piuttosto che con i trenini guidati dai Navajo, anche se hanno costi altissimi e, onestamente, il percorso non fa che riproporre i monoliti da diverse angolature. Ritengo però imperdibile una visita panoramica. Nel visitor center souvenir Navajo con argento e turchesi, e varia paccottiglia onestamente a prezzi intoccabili.

Dalla Monument Valley di nuovo on the road per circa 200 km verso Lake Powell ed il Glen Canyon, un luogo bellissimo, dove si arriva sulle sponde di questo lago generato dalla creazione di una diga, sul Glen Canyon. Ci sono diversi punti panoramici all’arrivo dove consiglio assolutamente una sosta che offre una vista a 360° su un panorama quasi irreale per la sua bellezza. Due giorni sono una sosta ideale, sia per riposare che per godere delle escursioni che si possono fare. Abbiamo prenotato il Lake Powell Marina and Resort, direttamente sul lago, hotel nella media ma che acquista la nostra totale approvazione per la posizione unica  e per il panorama che si gode la ristorante e dalla piscina.

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La zona, come abbiamo detto offre molte cose da vedere: noi abbiamo scelto di fare – prenotando dall’Italia con  larghissimo anticipo – l’imperdibile Antelope Canyon. Si tratta di una gola tra i monoliti in roccia rossa della zona, che vi offrirà una delle esperienze più belle dell’intero itinerario, una camminata di circa 30 minuti nel cuore della roccia, tra sculture naturali create nei secoli dall’acqua e dal vento e scorci di luce, un insieme assolutamente bellissimo, senza dubbio indimenticabile. Ottima la nostra guida Navajo Tori, che ci ha portato con un grande pick up attraverso le piste di sabbia rossa, divertendosi in derapate ed accellerate e poi, una volta all’interno del Canyon, ci ha mostrato le inquadrature più particolari, i punti in cui si scopre che la natura ha scolpito naturalmente la testa dell’Antelope, da cui il nome, l’occhio del drago, le ali dell’angelo… davvero un luogo magico che vale la pena vedere.

Molto bello anche Horse Shoe Bend, un canyon naturale a ferro di cavallo con un fiume all’interno, altro punto panoramico veramente di alto impatto.

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Per mangiare consigliamo vivamente di fare la lunga fila dal famosissimo BIG JHON BBQ, un posto da manuale, con tanto di complesso country (età media sui 60 anni, occhiali da sole e cappellone, veramente divertenti) che allieta la cena, tavoloni comuni e le più buone costolette che abbiamo mangiato in viaggio, il tutto per un prezzo medio (circa 35 dollari a persona per una cena completa di brownies al gelato, carne e contorno per tutti, con bibite).

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Da Lake Powell, ultima tratta in auto verso Las Vegas. E’ possibile fare uno stop allo Zion National Park, ma noi abbiamo dovuto rinunciare a causa di una tempesta in corso, pertanto, abbiamo percorso la strada con scenari surreali, fulmini in lontananza, e paesaggi con mille colori, fino all’ultimo tratto di deserto, in cui abbiamo attraversato gole e scorci di pura desolazione per poi vedere apparire come una cattedrale nel deserto lo skyliner di Las Vegas.

Possiamo dire ogni cosa di Las Vegas, che è indiscutibilmente kitch, che è esagerata, che è irreale, ma sicuramente diciamo anche che è da vedere assolutamente. E’come entrare in un enorme parco giochi a cielo aperto, e passeggiare sullo strip è una esperienza che si può vivere esclusivamente qui. Ogni hotel è a tema, per tanto si passa dalle eruzioni ogni 30 minuti del vulcano dell’hotel Mirage, ai gondolieri dello spendido Venetian Hotel, ai giochi d’acqua dell’hotel Bellagio. E le luci di sera illuminano a giorno questo insieme di insegne al neon, di led, di statue opulente.. Negozi, bar, casino aperti 24 h, limousine che vanno avanti ed indietro, ristoranti di ogni tipo e livello. Las Vegas è un viaggio nel viaggio.

Noi abbiamo alloggiato al Luxor, piramide a vetro in stile egiziano, camere un pò troppo datate, ma un rapporto qualità prezzo decente. Con 5 dollari a persona siamo riusciti ad entrare in 20 dentro una Hammer Limousine, divertente, per andare a cena al mitico ristorante Hells Kitchen di Gordon Ramsey, e ne abbiamo avuto un generale ottimo giudizio, buonissimo il cibo, divertente la situazione, prezzo di 75$ compresi i cocktail. Al primo posto assoluto per chi ha voglia di regalarsi una cena di alto livello ( e di alto costo) il Nobu all’interno dell’hotel Cesar Palace, dove abbiamo mangiato una cena fusion tra giapponese e peruviano eccellente davvero.

Da Las Vegas abbiamo lasciato le nostre auto e abbiamo preso un volo per San Francisco, a mio giudizio una delle città più belle d’America. San Francisco ha un sapore quasi europeo, elegante, distesa sul golfo tra colline e mare, uno skyliner bellissimo, quartieri completamente diversi tra loro, dalle Painted Sister, in stile vittoriano e legno colorato, ai grattacieli in vetro e cemento di Union Square, al coloratissimo Fisherman Wharf dove consigliamo di mangiare la famosissima Clam Chowder, zuppa cremosa con frutti di mare o crostacei ( vongole o granchio o aragosta) servita calda  dentro una pagnotta di pane.

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Abbiamo passeggiato tra i negozi di Pier 39, fino alla fine del molo per vedere i leoni di mare che deliziano i turisti sdraiati sulle piattaforme sotto al molo, gironzolato tra i negozi di souvenir, o semplicemente per godere del panorama che copre dal Golden Gate ai Bay Bridge, sulla baia più bella d’America, con Alcatraz al centro . Nota a parte merita il giro doveroso sul famosissimo Cable Car, ancora girato a mano nei punti di snodo, caratteristico tram che non si può non prendere da Union Square al Fisherman Wharf.

Il giorno successivo abbiamo attraversato il Golden Gate per arrivare al delizioso villaggio di Sausalito, luogo scelto dagli artisti di zona, colorato, con le sue casine di legno sulla baia, molto freak e nell’insieme gradevole. Al ritorno consigliamo di prendere il ferry fino al molo 1 di San Francisco, dove troverete un mercatino alimentare permanente, e potrete provare ogni tipo di specialità per prezzi assolutamente economici.

Un viaggio che senza ombra di dubbio potrà soddisfare le aspettative di chiunque, un equilibrio tra città, natura veramente esplosiva, scorsi di America vera, paesaggi sconfinati, e soprattutto guidare attraverso questi territori, regala qualcosa di unico ed irripetibile, che, come abbiamo detto all’inizio, può essere compreso solo se lo si prova di persona. Come sempre la nostra esperienza è a disposizione di chi vorrà contattarci per ripetere e personalizzare questo itinerario, che si può fare a vari livelli, sia in forma super economy che ad alto livello ma che, senza dubbio, resta tra i migliori per conoscere gli Stati Uniti.

GUARDA IL VIDEO: http://www.kizoa.com/embed-216357274-P801167473o1l1Copia di usa on the road def

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