Esta es Cuba… terra di passione, terra di magia

Negli anni avrete sentito parlare mille persone di Cuba, ed ognuno di loro ha raccontato qualcosa, chi bello, chi meno bello… tutti però ne hanno tratto sicuramente l’impressione di familiarità e di confidenza, perché Cuba questo è… un posto dove chiunque ci metta piede si sente immediatamente a casa…..

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Il che non vuol sempre dire che sia una impressione positiva, anzi. Ma sicuramente la capacità di questa meravigliosa isola di entrare immediatamente nell’anima di chi ci arriva, è sicuramente un dono fuori dal comune.

La prima volta che misi piede a La Havana, nel 1989, veramente tanti tanti anni fa, da brava turista feci il classico giro che si fa la prima volta, la Habana Vieja, che ad ogni passo ti sorprende, ti lascia interdetto, ti fa innamorare e te la fa detestare… palazzi e piazze di una bellezza disarmante, e dietro l’angolo, palazzi a pezzi, detriti, devastazione… tutto insieme, tutti insieme… colori, sorrisi disarmanti, musica ad ogni angolo, sguardi ironici che ti seguono nel cammino, pezzi di storia contro un cielo spesso blu cobalto, scorci di mare turchese dal cuore di una città che resta Signora e Padrona. E poi  gente che cammina mai troppo veloce, tempo di guardare  e di studiarti, mai con fare ostile, sempre con disincantata curiosità…

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Gli hotel fin da allora erano vestiti a festa, con entrate importanti, in palazzi storici, con il fascino coloniale che nemmeno gli anni di ristrettezze economiche sono mai riusciti a cancellare. In ogni hall sembra di essere sul set di un film degli anni 40, bianco e nero, e legno, e foto.. e musica di pianoforte di sottofondo o magari di clarinetto, ma comunque musica.  Nelle strade il caldo ti morde, ti avvolge, ti stordisce, poi si entra nelle hall degli hotel e ci si ritrova in un mondo diverso, antico e senza tempo, il fresco naturale delle mura spesse, dei cortili interni, delle piante che esplodono ovunque ti investe subito… non c’è cosa più bella delle corti interne dei palazzi habaneri… piccole corti con la loro fontana nel centro, il rumore dell’acqua che scorre, i colori che fanno capolino tra un piano e l’altro, presenti ma discreti, eleganti ad ogni costo.

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E poi la gente. Dignitosa anche senza nulla, elegante in ciabatte e calzoncini, ironica, furba e abituata alla vita… occhi che la sanno lunga, che hanno imparato a rubare dagli altri il modo di andare avanti comunque, con o senza denaro, a stare sempre, come dicono loro “en la lucha” nella lotta… ma che in tutto ciò, non perdono mai il sorriso e la voglia di lasciarsi andare ad un lento son o ad una furiosa salsa, non mettono mai da parte quella profonda passione e quella dirompente sensualità che gli appartiene come a nessun altro popolo al mondo. Le donne camminano con le spalle diritte, i fianchi sempre in movimento, a qualsiasi età. E sorridono, sempre, con dignità, con occhi seri che però non nascondono mai una piccola scintilla di malizia. E gli uomini avvolgono con i loro sguardi profondi, con i loro sorrisi lenti, sicuri sempre del loro essere assolutamente maschi latini.

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Chiunque capiti in questa isola si sente fare complimenti nuovi, di cui noi europei abbiamo perso il ricordo… le donne si sentono chiamare “mi cielo”, “mi vida”, “corazon”…. Gli uomini si sentono chiamare “carino”  “mi amor “, “papi”, come riferimento al maschio alfa, quello che tutto può… qui l’arte è anche quella, la capacità di farti sentire ancora in un mondo lontano, dove esistono uomini e donne e tra loro si piacciono ancora… al tramonto sul lungo mare, in Avenida de Maceo, nome ufficiale ma che nessuno chiama così, e che tutti chiamano  il “Malecon” l’amore è sempre vincente: coppie etero, coppie gay, coppie comunque… coppie che si tengono per mano, coppie sedute sui bastioni lungo il mare, coppie che passeggiano abbracciate e si baciano senza remore… davanti ad un cielo tra i più belli del mondo,  con il mare e le sue onde a fare da sottofondo musicale, con questa città che si allunga maestosa per quasi 8 km di lungomare, una cornice indimenticabile per chiunque, anche per chi ha dimenticato cosa voglia dire lasciarsi andare a tanta magia. Sul Malecon si affacciano case dai colori pastello, a volte scolorite dagli anni e dalla salsedine, a volte decadenti, a volte appena ristrutturate, ma sempre, in ogni momento, i connotati di questa città nel Malecon diventano unici, indimenticabili, ne fanno un punto di ritrovo ed un punto imperdibile per chiunque arrivi qui.20160311_184809

Sul Malecon, svetta perenne il meraviglioso e decadente Hotel Nacional, un posto senza tempo, unico al mondo, con i suoi saloni stile liberty, con la sua terrazza che domina la città, con i suoi cannoni, e le sue panchine  rivolte verso il mare aperto, verso il cielo. Sosta imperdibile per chi viene a la Havana, entrando qui anche solo per bere qualcosa, vuol dire ritrovarsi di colpo nella storia, negli anni prerivoluzione, nell’eleganza di un pianista in papillon e paglietta che suona un pigro son, nella coppia di ballerini che ballano avvinghiati senza vedere niente e nessuno, carne su carne, persi in un mondo di musica e passione…

Un giorno, durante una passeggiata, quello che allora era un bambino scalzo (ed oggi un giovane medico) mi disse : posso aiutarti a portare le borse? E io dissi si… alla fine della nostra passeggiata,  gli chiesi se voleva bere qualcosa e lui, con gli occhi più furbi del mondo, ma pieno di dignitosa intelligenza  guardando il menù con finta attenzione, mi disse “si, io bevo un sandwich”…. Io, comprendendo al volo che aveva fame, dissi “ma prendi tutto, prendi da bere e prendi un panino..” lui sorrise, contento e, quando arrivò il panino, chiese un coltello, e molto concentrato iniziò a tagliare il panino in piccole porzioni, incartandole una per una, e ne prese solo una per se. Lo guardai stupita, a quel tempo non conoscevo niente di questo posto che mi ha cambiato per sempre, dissi “ma perché non lo mangi? Perché lo stai incartando?” lui mi guardò con gli occhi più seri del mondo e poi mi disse “io ho amici signora. Questi sono per loro..” lo guardai e senza nemmeno pensarci un attimo dissi “ma allora prendi più panini, prendili per tutti li pago io!!” . mi guardò senza dire niente, serissimo, poi mi chiese “ sei molto ricca tu?” “no, io lavoro, come tutti nel mio paese, non sono ricca, ma i panini non costano tanto” e lui con aria superiore, adulta, antica scosse la testa severo…………..”no amiga… no puede ser entonces… esta es Cuba…y por primera cosa, hay que aprender a compartir”  – no amica, non può essere allora.. questa e cuba e come prima cosa… devi imparare a dividere con gli altri-………….. sono passati tanti anni da allora, ma queste parole mi tornano in mente sempre, anche qui, a casa nostra…. Un bambino di 9 anni mi diede allora una delle più importanti lezioni di vita che io abbia mai avuto…

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Se mai riuscirete ad andare oltre ogni credo politico, se mai avrete voglia di capire e vivere un mondo che ha resistito ad ogni seduzione, che fa del suo modo di vivere una filosofia, che continua nei suoi giorni, anche tra mille difficoltà, anche tra mille problemi, a fare del sorriso una bandiera, della forza di andare avanti comunque la sua essenza, allora prendete un biglietto aereo e programmatevi un viaggio in questa terra meravigliosa che, nel prossimo articolo, vi racconterò anche oltre la Habana, nelle sue terre, nei suoi paesini, nelle sue meravigliose spiaggie… e che una volta che la conoscerete diventerà anche per voi un posto speciale ed unico al mondo, e vi porterete sempre nel cuore quei colori e quella magia.

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